Consegnare il Concilio alle nuove generazioni
- Messaggio in occasione dei vent'anni dall'indizione del Concilio Vaticano II
- S.E. mons. Marco Cè, patriarca di Venezia
- Venezia
- 25-01-1979
- 1979
Carissimi,
venti anni fa, il 25 gennaio 1959, Giovanni XXIII a tre mesi dalla elezione al Ponti-ficato, dopo aver celebrato la conversione di San Paolo, annunziava alla Chiesa e al mondo l’ispirato proposito di convocare quel Concilio ecumenico che poi tanta incidenza avrebbe avuto nella vita della Chiesa e degli uomini.
Giovanni XXIII ha vissuto quell’ispirazione e tutta la vicenda conciliare come una grazia da accogliere e un dono da partecipare.
Di fatto noi riconosciamo nel Concilio Vaticano II, l’evento carismatico più grande del nostro tempo; viatico nel difficile commino della Chiesa in quest’ultimo scorcio del suo secondo millennio e «catechismo dei tempi nuovi», come amava chiamarlo Paolo VI, che ne sarà il sapiente conduttore e il forte realizzatore.
Ricordando, a distanza di vent’anni, quel 25 gennaio 1959, dobbiamo riconoscere la mano provvida che guida la storia: veramente noi siamo quel popolo col quale il Signore cammina! Veramente noi dobbiamo ringraziare e benedire.
Vorrei che tutti insieme lo facessimo e non dimenticassimo i doni di Dio.
Il nostro venerato Patriarca Luciani, assunto al servizio pontificale, faceva della prosecuzione dell’eredità del Concilio il primo punto del suo programma pastorale (cf. Messaggio al mondo del 26.08.78). E Giovanni Paolo II, individuando nell’impegno di attuarlo la prima direttiva del suo pontificato, affermava:
«Non è forse il Concilio una pietra miliare nella storia bimillenaria della Chiesa e, di riflesso, nella storia religiosa e culturale del mondo? Ma esso, come non è solo racchiuso nei documenti, così non è concluso nelle applicazioni… Consideriamo perciò un compito primario quello di promuovere, con azione prudente ed insieme stimolante, la più esatta esecuzione delle norme e degli orientamenti del medesimo Concilio, favorendo innanzitutto l’acquisizione di un’adeguata mentalità. Intendiamo dire che occorre prima mettersi in sintonia col Concilio per attuare praticamente quel che esso ha enunciato, per rendere esplicito, anche alla luce delle successive sperimentazioni ed in rapporto alle istanze emergenti ed alle nuove circostanze, ciò che in esso è implicito» (Messaggio al mondo del 17.10.78).
È necessario perciò che tutti insieme, come atto di fedeltà a Cristo – Signore e Sposo della Chiesa, Lui che non cessa mai di guidarla col suo Spirito – riprendiamo in mano il Concilio; e in modo particolare ci applichiamo a quella che il Papa chiama la «magna charta» conciliare, cioè la Costituzione dogmatica sulla Chiesa, per operare quella conversione di mentalità e di vita senza la quale non si realizzeranno né pace e concordia all’interno della comunità cristiana, né coesione operosa nel servizio pastorale.
Incombe inoltre a tutti il grave obbligo di consegnare il Concilio alle nuove generazioni, perché questa è la Chiesa che noi dobbiamo loro tramandare come sacro deposito che non ci appartiene: deposito vivo, perché animato e santamente custodito immacolato, fedele e sempre nuovo dallo Spirito che Gesù ha promesso alla comunità dei credenti, intorno agli Apostoli.
L’anno prossimo, 1980, si compiranno quindici anni dalla conclusione del Concilio. Noi sappiamo che questi tre rapidi lustri hanno consumato numerose situazioni culturali e pastorali, mettendo in atto trasformazioni impensabili solo qualche decennio fa. I giovani non hanno un passato: solo il Concilio, come fatto vivo in una Chiesa fedele al Signore, li può immettere nella grande tradizione ecclesiale e li può aiutare a vivere l’«oggi» in coerenza spirituale col Vangelo.
A noi adulti che abbiamo vissuto il Concilio e alla nostra fedeltà incombe l’obbligo di trasmetterlo, come deposito vivo. Né dobbiamo dimenticare il fatto che proprio l’indole pastorale e missionaria del Concilio ne ha fatto, non solo un evento ecclesiale, ma un caposaldo di speranza e un ancoraggio di unità per tutti gli uomini. Mai, forse, la Chiesa è stata riferimento per l’uomo come nell’evento conciliare ultimo; mai è stata così missionaria e così unificante.
Non dobbiamo sottrarci alle pressanti domande che ci vengono poste dalle nuove generazioni e dal mondo.
Questo, fratelli, volevo dire a noi adulti nella comunità cristiana, invitando tutti a ringraziare e a benedire.
La Vergine santa, madre della Chiesa, ci assista e ci sostenga nel comune impegno di fedeltà al Signore.
Benedico tutti di cuore.
- allegati:
- Scarica il pdf, RDPV (1979) 1,131-132

AD3 comunicazione®